Un nuovo anno di lavoro, durante quest’epidemia che ha cambiato tutti i connotati per lezioni e seminari.
Ci provo.
Gli anni scorsi alla Scuola Civica Musicale ‘Bruno Maderna’ ho impostato i piani di lavoro con gli allievi secondo un ordine mediamente cronologico: nel 2018 si è studiato musica e vocalità delle frottole, utilizzando il primo libro come fonte; l’anno dopo è stata la volta del secondo Cinquecento, studiando su Il libro per canto e liuto di Cosimo Bottegari.
È arrivato il momento di toccare quel momento particolare della storia della musica e del canto che funge da spartiacque tra un prima e un dopo, il punto in cui il cantante diventa strumento principale e di sperimentazione del nuovo linguaggio della monodia nascente.
Abbiamo a disposizione testi e trattati che ci possono guidare nella comprensione di questo fenomeno vocale – durante l’anno il lavoro consisterà nell’esplorazione di questo mondo sonoro, cercando di scoprire e ritrovare la maniera in cui, tra Cinquecento e Seicento, si cantava diminuendo e improvvisando, variando le melodie scritte con veloci note ornamentali sempre diverse.
I trattati ci danno la materia di studio, i brani da cantare sono la meraviglia della monodia che iniziò a fiorire dal primissimo Seicento (anche se il canto accompagnato c’era da sempre, prima).
Questo è il lavoro che proporrò quest’anno nei contesti dove insegno: alla Scuola Civica Bruno Maderna, ma anche nelle lezioni che mi venissero richieste al di fuori.
Per quest’anno ci si tuffa in questo mondo sonoro.
Lo considero un omaggio al mio primo maestro di canto antico, che in questi anni ha preso le distanze dal mondo e proprio poco fa ha reciso l’ultima fune.
Ogni nota sarà dedicata a lui (solo quelle intonate, che per lui l’intonazione era il fulcro di tutto).