L’ Oratore poi nella sua Oratione vsando gli accenti musici a i tempi debiti, porge marauigliosa dilettatione a gli ascoltanti; il che ottimamente conobbe il grande oratore Demostene: percioche tre volte dimandato, qual fusse la principal parte nell’Oratore, tre volte rispose, che la pronuntia sopra ogn’altra cosa valeua.
Questo ancora conobbe (come dimostra Cicerone, et Valerio Massimo) Gaio Gracco huomo di somma eloquenza: imperoche sempre, che egli hauea a parlare dauanti al popolo, teneua dietro a se vn seruo musico perfettissimo, il quale ascosamente con uno Flauto d’auorio sonando gli daua la misura, cioè la voce, ouero il tuono di pronuntiare in tal modo, che ogni volta che lo vedeua troppo inalzato lo ritiraua, et vedendolo troppo abbassato lo incitaua.
@blog le celebri conferenze di Graio Gracco col flautista – devono essere state uno spettacolo. Ah, la musica.
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Penserò a questo la prossima volta che vedrò gli oratori contemporanei sbraitare volgarità e insensatezze al ritmo delle loro scuregge mentali, a come si è evoluta la nostra cultura negli ultimi 500 anni
@blog @Manu certo che anche un oratore con flautista 🙂 la retorica comunque aveva ben altra dignità, in effetti.
A me piace l’idea dell’oratore con il flautista a suggerire tono altezza e forma della prosa…
Poi, detto che son digiuna di studi classici, se ho capito fin qui, Gioseffo traduce “musica” molto di quello che ha, nel concreto o per metafora, ritmo, equilibrio, regola, respiro, fluire, tono altezza e forma, suono cadenza tempo… Io sono musica perché respiro, perché le mie parole hanno un suono, perché i miei pensieri un ordine (beh, a volte..) perché sono nata sotto un certo cielo in un certo tempo e spazio, perché mi muovo nello spazio con un tempo… Figo!