Un quartetto di musicisti cantanti, radunati insieme per l’occasione del Festival Cantar di Pietre dedicato a Venezia, ha dato vita a un progetto che si muove sulla messa in musica della storia di Orlando attingendo a fonti venete e a una traduzione in veneziano del poema dell’Ariosto.
Dall’introduzione di Paolo Borgonovo:
Se ciò non fosse un dato acquisito e dedotto dalla storia della letteratura italiana, ci piacerebbe dire che l’ottava, prodigiosa struttura metrica, pare costitutivamente ideale per il racconto epicorealistico. Sei versi distesi in rime alternate, adatti ad un’ampia esposizione descrittiva, e poi un rapido distico in rima baciata che funge da conclusione fulminante, da riassunto lapidario o da suggello sentenzioso. L’abilità con cui il poeta epico conduce il gioco di tensione crescente e lesta distensione, esaltando i fatti del racconto a grandezze iperboliche ed elevando i suoi personaggi a statura semidivina per poi precipitarli con un colpo di scena, affonda le radici nella maestria con cui il cantastorie tiene in pugno il suo pubblico giostrando tra repertorio formulare e trovate balenanti, maestria di cui l’Ariosto fu sublime erede nel suo “Furioso”.
Se l’epica è il genere letterario che ha un rapporto più forte e diretto con la cultura popolare, non stupisce, a Venezia, il tentativo coltissimo e giocoso di ripensare in lingua locale il capolavoro dell’epica rinascimentale, così legato alla tradizione dei poeti improvvisatori e al momento della performance, tentativo operato da Benedetto Clario, pur limitato al primo canto, e dato alle stampe nel 1552 “per dar piacere a gli suoi amici”.
Ci siamo divertiti a seguire tale “Orlando Furioso” in savor, ricavandone suggestioni per un viaggio sull’intrattenimento musicale nella Serenissima del Rinascimento. Non sappiamo come e se il “Furioso” veneziano sia stato diffuso a Venezia, né come gli amici del Clario se ne siano compiaciuti, ma noi sappiamo bene che in ottava rima si scriveva e soprattutto si cantava, sulla base di moduli musicali al contempo fissi e flessibili, di cui ci sono rimasti vari esempi anonimi o d’autore, alcuni pubblicati proprio a Venezia dal Petrucci. Il cantore tipicamente applicava le diverse arie per cantar ottave a passi epici di poeti celebri, mescolando forme melodiche fluide e intercambiabili tratte da un ampio repertorio: abbiamo tentato di fare lo stesso.
In fine, consci di quali e quante interferenze si siano verificate tra le stanze di ottava rima, i poeti improvvisatori e la prima stagione della polifonia rinascimentale, fino ad arrivare a quel genere raffinato ed elitario che fu il madrigale, abbiamo coagulato, attorno a nuclei tematici tratti dal racconto epico, composizioni polifoniche di ambito veneto, guidati dalla nostra suggestione e “per dar piacere ai nostri amici”.
Vivete felici.
Le voci dell’Accademia
Paolo BORGONOVO, voce, traversa
Cristina CALZOLARI, voce, claviciterio, organetto
Marco SACCARDIN, voce, liuto
Matteo ZENATTI, voce, arpa
Alcuni ascolti dal concerto di Biasca:
Un cavalier di Spagna
Ahimè sospiri
O rosa bella
Il link alla trasmissione Quilisma, della Radio Svizzera Italiana, che ha dedicato una sua puntata al concerto tenuto nel novembre 2018 a Biasca.
Qui invece la galleria foto.